Tavolata Lambruschi3 Immagine della Tavolata di Lambruschi3 da Flickr di Andrea Bez In seguito all’esperienza di Lambruschi3, istruttiva degustazione “plenaria” fra blogger di 11 campioni alla cieca di Lambruschi Reggiani, Modenesi, Parmigiani e Mantovani avvenuta domenica 24 gennaio a “Quelli che il vino…”; mio fratello Giulio ed io ci siamo presi un lungo periodo di riflessione per lasciar sedimentare le nostre impressioni, anche in seguito alle polemiche riguardo alle valutazioni delle Guide, nate nei giorni seguenti sul sito Intravino. Nel frattempo due fatti hanno arricchito le nostre considerazioni: un interessante post, ancora di Intravino, “Il Wall Street Journal suona la campana. Indovinate per chi? sulla nuova tendenza nei concorsi enologici statunitensi di creare giurie di appassionati e non di esperti; ed una recente degustazione di Franciacorta alla cieca fatta da appassionati, che ha confermato che i prodotti preferiti sono quelli più diffusi. È chiaro che il cosiddetto panel, cioè come è composto il gruppo di degustatori, è determinante e restituisce risultati completamente diversi. Il gruppo di esperti (inteso non solo come esperti di quella tipologia di vino, ma persone abituate ad assaggiare tanti vini e spesso anche alla cieca) privilegerà i vini estremi e particolari (vedi l’esempio di Lambruschi3), perché cerca nel vino l’unicità e la personalizzazione spinta, la ricchezza nelle molteplici sensazioni/sfaccettature e ne saprà anche immaginare l’evoluzione nel tempo. Un panel di consumatori appassionati facilmente ricerca invece sensazioni conosciute e rassicuranti e premierà sicuramente il vino che riconosce come familiare, o più spontaneamente ciò che gli piace e che beve più spesso, in cerca di conferme. Infatti negli ultimi anni i vini dal forte impatto, monotematici, pronti subito, diciamo “piacioni” hanno avuto grande successo perché fatti per trovare il favore del più grande numero di consumatori e conseguentemente aumentare i numeri delle vendite. Certo, anche i numeri contano, se un’Azienda produce poche bottiglie, può permettersi di farle come gli piace e proporle ad una nicchia di mercato, ma l’Azienda che produce centinaia e centinaia di migliaia di bottiglie per forza di cose non può farle per la nicchia e deve standardizzare il gusto per andare incontro al grande pubblico, rimanendo competitivo con i prezzi al centesimo, per le leggi di mercato, soprattutto quelle della grande distribuzione. Noi siamo produttori di vino e a queste cose pensiamo spesso; ne discutiamo e ci confrontiamo quotidianamente con il “mercato”. I nostri vini devono piacere agli esperti o agli appassionati? Siamo artigiani, da oltre 40 anni lavoriamo solo le uve dei nostri 40 ettari di vigneto divisi in diciassette appezzamenti coltivati con i tre diversi vitigni che compongono il Franciacorta. L’esperienza ci ha insegnato a valorizzare le potenzialità della materia prima di ogni singola parcella, che in base all’età e all’andamento stagionale destiniamo alle diverse cuvée. Non dobbiamo fare altro che rispettare e conservare con grande umiltà le tante sfumature che la natura ci offre; sarebbe un peccato rinunciare a tutto ciò per uniformarsi alle tendenze di mercato. Siamo fieri che i nostri Franciacorta parlino di noi, emozionino e diano piacere e siamo ben consci che non si può piacere a tutti… Fatte queste considerazioni ci rendiamo conto che non è compito facile giudicare un vino per Concorsi e Guide; come devono porsi? Esperti o Appassionati? Quanto del loro gusto di profondi conoscitori, che verrà apprezzato da una minoranza, dovrà emergere nelle loro valutazioni? Oppure quanto dovranno immedesimarsi in chi il vino lo consuma tutti i giorni per fornirgli le indicazioni che si aspetta, ricercando principalmente la piacevolezza?